A proposito di confini
In questo periodo mi sto dedicando all’approfondimento del concetto di confine, termine assai ricorrente nella mia professione (mi occupo di discipline olistiche).
Ne sono scaturiti utili spunti di riflessione non soltanto in merito al mio agire professionale, ma in primis a quello personale, a come mi pongo in relazione a me stessa e agli altri. Perciò trovo utile condividerli e chissà, forse questi miei pensieri possono risultare interessanti e fonte di ulteriori riflessioni da parte di voi che mi leggete.
Come riflessologa massaggio il piede del cliente o pratico alcune digito-pressioni in altre parti del corpo, quali per esempio il capo, allo scopo di portare equilibrio energetico laddove manca e una consapevolezza alla persona della sua “globalità”. Il “tocco” del massaggio ha funzione di duplice messaggio: vengono sollecitate le zone del piede che riflettono precise aree di tutto l’organismo umano modificandone lo stato (tonifico laddove compare un vuoto, disperdo dove c’è troppo pieno) e nel contempo contatto in modo discreto e gentile una parte più intima della persona, la sua anima, con la quale creo il dialogo spontaneo e accudente che poi è la vera relazione d’aiuto, senza utilizzo di parole, ma del tocco, appunto.
Il concetto di confine emerge proprio qui, dove la persona si riconosce e si auto-definisce nella sua interezza in quanto viene contattata la sua superficie corporea, aspetto che poi tanto ci è mancato negli anni di pandemia. Quando siamo toccati (e nel contempo tocchiamo la mano di chi ci tocca ricambiando l’informazione) possiamo essere aiutati a cogliere e comprendere i nostri confini rendendoci consapevoli qualitativamente delle nostre sensazioni corporee ed emotive e quantitativamente della struttura specifica che ci compone e ci separa dall’altro. In tal senso il confine è quello spazio appartenente ad entrambi, in quanto un lato appartiene sempre a noi stessi, l’altro è sempre verso l’esterno, verso il mondo e come tale si relaziona e modifica costantemente permettendoci di mantenere il nostro organismo in equilibrio filtrando le informazioni in ingresso e in uscita.
Quando sono consapevole dei miei confini posso individuarmi, differenziarmi, conoscermi e anche stare al sicuro.
Successivo al concetto di confine e ben connesso ad esso è quello di limite, perimetrazione che delimita “campi” funzionali diversi, dove insistono modi di comportamento differenti e, all’occorrenza norme da osservare che precludono la regola, termine spesso temuto, ma necessario alla collettività.
Tali significati trovano espressione all’interno delle mie lezioni di taiji quan, nel momento del saluto iniziale e finale, de-limitando uno spazio dedicato dove regnano silenzio e concentrazione e dove il tempo è scandito in modo “altro” nel qui ed ora, condiviso soltanto con chi in quel momento è presente in sala. Tale esperienza offre occasione (ormai sempre più rara) di ridefinire lo status dei propri confini per verificarne la salubrità: “si, è tutto a posto, sto bene, forte del mio centro posso procedere”. Questo luogo diviene il confine oltre il quale esiste tutto il resto, la quotidianità con altri ritmi ed altre regole, sempre più spesso le non-regole, dove tutto sembra essere concesso.
Il prezzo da pagare in questa società definita “liquida” dal sociologo Zygmunt Bauman è proprio questo: allentando i confini (per esempio di identità di genere) al fine di guadagnare spazio, visibilità e forse una libertà a parer mio illusoria, si rischia di non trovare più un proprio centro identitario rischiando di “confondersi” in spazi che continuamente si mischiano fra loro in un frastuono che poco permette tempi ordinati e ciclici, che implicano regola e ruolo, dei quali tutti abbiamo necessità, chi più chi meno.
E i giovani sempre più confusi, sempre di più desiderano essere visti senza però comprendere che chi non ha limite non ha nemmeno una forma e, senza forma, si è visibili soltanto nel meta-verso, prossimo obiettivo speciale di tutte le nuovissime generazioni.
Cecilia Panto, Counsellor professionista, istruttrice di Taiji Quan